LA CAMERA DI SANGUE DI ANGELA CARTER • DIECI RISCRITTURE DI FIABE IN CHIAVE GOTICA & FEMMINISTA

Per un momento mi sembrò che in quel dossier avrei trovato il suo cuore, schiacciato come un fiore tra le pagine di un libro, leggero come carta velina color sangue. Era un cuore sottilissimo. ”


Negli ultimi anni la Fazi Editore si sta impegnando nel riportare nelle librerie italiane Angela Carter, una delle scrittrici inglesi più importanti della seconda metà degli anni Novanta. Dopo i due romanzi Figlie sagge e Notti al circo, lo scorso 14 Novembre è stato pubblicato Nell’altro dell’alchimista, il primo di due volumi che raccoglieranno la migliore produzione breve della scrittrice. In questo primo volume, insieme ai primi racconti e alla raccolta Fuochi d’artificio, è stata riproposta La camera di sangue, una raccolta di racconti da tempo fuori catalogo che rivisita le fiabe più celebri della tradizione letteraria.

L’interesse per il genere della fiaba è presente in Angela Carter fin da giovanissima e si lega alla figura della nonna, sua prima cantastorie; prosegue poi con la laurea in Letteratura medievale inglese, gli studi sul folklore e la traduzione in inglese delle fiabe di Charles Perrault.

Con La camera di sangue, che segna il culmine di questo percorso, la Carter fornisce versioni di fiabe classiche in cui sono di nuovo presenti tutti quegli aspetti di crudezza, violenza e perversione che originariamente le caratterizzavano e che sono andati perduti o sono stati soppressi nel corso del tempo, soprattutto nel passaggio dalla forma orale alla forma scritta. Come lei stessa ha infatti dichiarato, la sua «intenzione non era scriverne nuove “versioni” o, come è stato orribilmente pubblicato nell’edizione americana del testo, fiabe “per adulti”, ma estrarre il contenuto latente dai racconti della tradizione».

Nel corso del Seicento e dell’Ottocento, infatti, la fiaba subisce due importanti cambiamenti in relazione alla sua funzione e al suo destinatario: da mezzo per tramandare tutto ciò in cui crede la saggezza popolare e per rappresentare i rapporti interfamigliari, le dinamiche trasformative dei riti di passaggio e le paure ancestrali, diventa dapprima una forma di intrattenimento per adulti e poi uno strumento di formazione per bambini. Per assolvere quest’ultimo scopo in particolare, le fiabe sono sottoposte a un pesante processo di depurazione per essere private di qualsiasi aspetto ritenuto scabroso e inammissibile o che possa turbare il nuovo pubblico.

Da questa volontà di recupero degli elementi propri e caratterizzanti della tradizione orale, nascono dieci racconti (La camera di sangue, La corte di Mr Lyon, La sposa della tigre, Il gatto con gli stivali, Il Re degli Gnomi, La bambina di neve, La signora della casa dell’amore, Il lupo mannaro, La compagnia dei lupo, Lupo-Alice) che rielaborano e sovvertono con irriverente arguzia fiabe come Barbablù, Cappuccetto Rosso, La Bella e la Bestia, La Bella addormentata e Il gatto con gli stivali attraverso la commistione di realismo magico, horror, femminismo e commedia erotica. Dieci racconti sensuali, crudeli e cruenti, che hanno come fine ultimo quello di provocare turbamento tramite immagini erotiche che svelano le simbologie sessuali celate nelle fiabe.

I personaggi e gli spazi delle fiabe moderne della Carter sono quasi sempre gli stessi: giovani protagoniste femminili e uomini-bestia che si muovono all’interno di boschi fitti e oscuri, lande desolate, castelli arroccati e abbandonati. La natura non è mai madre benigna ma è fredda e morta, non offre riparo dai pericoli e dalla desolazione, e non dona mai fiori con i quali deliziarsi e frutti con i quali saziarsi. 

La scrittrice conserva le funzioni narrative e le sequenze originali di ogni fiaba variando unicamente la costruzione dei personaggi e lo stile di scrittura, non rinuncia agli elementi magici e sovrannaturali ma introduce strumenti moderni come il treno e il telefono o i nomi delle città che forniscono un’ambientazione storico-geografica precisa con la volontà di sottolineare le capacità di metamorfosi e di adattamento delle fiabe attraverso il tempo e lo spazio, in quanto «ogni secolo tende a creare e ricreare la fiaba a seconda del proprio gusto», come ha affermato.

Questi dieci racconti sono anche il pretesto per riscattare la figura femminile dallo stereotipo, trasmesso (anche) dalle fiabe, di sesso debole e passivo attraverso la descrizione di protagoniste che, nell’atto di oltrepassare la soglia dall’età infantile verso quella adulta, acquisiscono una coscienza di sé sempre maggiore per mezzo della riappropriazione del proprio corpo, la cui perdita di innocenza porta alla scoperta della sua forza.

L’intelligenza della donna è uno dei temi centrali di ogni racconto: le protagoniste sono esseri attivi e autonomi che sanno indagare la realtà per conto proprio cogliendone ogni aspetto; la loro coscienza non dorme in attesa del principe che le risvegli per sposarle, non aspettano che il falegname le salvi dal lupo, non sono un esempio di come non ci si debba comportare per non scatenare la violenza del proprio marito. Le protagoniste di questi racconti si spogliano delle vesti che sono state cucite per loro dagli uomini riportando al centro la loro essenza femminile e per raccontare la propria storia con la propria voce.

La figura della donna nella fiaba tradizionale è sempre stata al centro sia come giovane protagonista, svolgendo il ruolo di oggetto del desiderio, di controllo e di conflitto, che come destinataria, da intrattenere o da formare. Ritenendo che «i ruoli di genere non sono universali ma sono determinati dalla cultura», la Carter conferisce alle sue protagoniste desiderio, forza, aggressività e dominio, attributi tradizionalmente ritenuti maschili, trasformandole in figure impetuose e sovvertendo i ruoli preda/predatore, servo/padrone, vittima/carnefice e donna/uomo. Le figure maschili, tranne qualche eccezione, sono sempre presentati come una commistione bizzarra di tratti umani e bestiali (uomo-lupo, uomo-tigre, uomo-leone) che ne fanno emergere la natura animale e istintuale.

Il nodo cruciale di ogni racconto è rappresentato dal momento in cui ogni protagonista mette da parte la paura per affrontare il proprio esecutore, ovvero quando la vittima si riconosce come tale e non ha paura di assumere a sua volta il ruolo di carnefice per contrastare l'oppressore. Non tutte loro sembrano riuscire a ribellarsi fino in fondo o ricorrendo alle proprie sole forze, ma non manca mai il cambiamento nella loro condizione e l’acquisizione di una specifica consapevolezza finale.

La Carter opera un’interessante fusione tra atmosfere gotiche e orrorifiche, ricorrendo a immagini di porte misteriose e scricchiolii sinistri, e uno stile di scrittura barocco, caratterizzato da una prosa carica e abbondante di metafore e similitudini.

La raccolta prende il titolo dal primo racconto, la riscrittura di Barbablù di Perrault, che è anche il racconto più lungo ed elaborato, quello che riassume in sé tutte le tematiche delle fiabe successive e il più disturbante per via delle sue descrizioni lussuriose e seducenti, lo sfruttamento della componente sessuale e il rapporto vittima/carnefice.

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La camera di sangue di Angela Carter
Fuori catalogo.

Nell'antro dell'alchimista di Angela Carter
(Racconti #1)
Fazi Editore - 14 Novembre 2019 - 376 pagine - € 17,50

Bibliografia: 
• Franca Maria Floris The Bloody Chamber nella riscrittura carteriana, 2002
• Barbara Lanati, Introduzione a La camera di sangue, 1994

Il post inoltre è stato scritto facendo riferimento ai miei studi, con il supporto di manuali e appunti di lezioni di letteratura comparata.

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