KING OF SCARS DI LEIGH BARDUGO

Io sono il mostro e il mostro è me. ”

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Leigh Bardugo è una delle scrittrici di libri fantasy young adult più brava e originale degli ultimi anni: con la Grisha Trilogy ha costruito uno dei mondi più interessanti da leggere ed esplorare e con la Six of Crows Duology è riuscita a toccare un livello altissimo per quanto riguarda stile di scrittura, gestione della trama, caratterizzazione dei personaggi e tematiche affrontate.

King of Scars, il primo libro della Nikolai Duology, porta con sé grandi aspettative non solo perché ci sono tutte le premesse per un libro spettacolare, in quanto il suo protagonista è uno dei personaggi più carismatici e intraprendenti della Grisha, ma proprio perché la Bardugo è riuscita, con il tempo, a dimostrare le sue qualità di scrittrice.

Effettivamente King of Scars non è un brutto libro — l’ho letto con passione, è scritto bene e ha tanti aspetti interessanti —, ma è stata una grande delusione per una serie di motivi che approfondisco anche in una parte finale spoiler.

Un’avvertenza prima di iniziare: non è possibile leggere King of Scars senza aver letto prima la Grisha e Six of Crows. Il mio consiglio è quello di procedere nella lettura dei libri che compongono il Grishaverse seguendo l’ordine della loro pubblicazione.

Sono passati circa tre anni dalla conclusione degli avvenimenti narrati in Ruin & Rising. Nikolai Lantsov è diventato re di Ravka, un regno che ha grandissimi problemi di instabilità politica, sociale ed economica, e che è appena uscito da una guerra civile. Come se tutto questo non bastasse, Nikolai custodisce dentro di sé un segreto che poco alla volta lo ostacola sempre di più sia nel condurre la sua vita privata che nel ricoprire il suo ruolo politico, quindi deve trovare al più presto una soluzione.

King of Scars è un libro che affronta l’elaborazione di un trauma recente, in questo caso legato a uno sconvolgimento politico-sociale, e di come si possano metabolizzare poco alla volta il proprio passato, il proprio dolore e i propri momenti bui attraverso una profonda analisi della dimensione psicologica dei suoi personaggi principali.

Il romanzo si articola in due storyline principali: quella di Nikolai e di Zoya, che cercano di risolvere la problematica che affligge il nuovo re di Ravka, e quella di Nina, che è in viaggio per conto di Nikolai e per portare a termine una missione personale.

Nikolai, Zoya e Nina sono tre personaggi che hanno subito dei grandi traumi che devono cercare in qualche modo di superare e, poiché la Bardugo è estremamente capace nello sviscerare e presentare al lettore ogni suo singolo personaggio, anche la descrizione della loro dimensione più fragile e cupa permette un livello di immedesimazione e di empatia altissimo.

Nikolai è sempre stato un personaggio sicuro di sé, carismatico e dinamico, che dà il suo meglio quando è circondato da altri personaggi, soprattutto a lui estranei. Tuttavia in questo libro è meno vivace, quasi spento, perché da una parte vive un conflitto interiore di grande portata e dall’altra il suo personaggio viene messo in ombra da altri avvenimenti che non permettono di sviluppare al meglio questo lato del suo personaggio. Il lavoro di introspezione presente su di lui è comunque ottimo, il modo in cui viene resa la convivenza con la sua problematica e le sue risposte psicologiche ed emotive sono molto forti e d’impatto.

Zoya è un personaggio che si fonda sulla rabbia e sulla liberazione da qualcuno che l’ha traviata nel profondo per lungo tempo, ma la sua introspezione è monotona e ripetitiva e non è così forte da permetterle di superare i suoi ostacoli interiori.

Nina si trova in una fase della sua vita in cui è particolarmente sensibile, spaventata e consapevole dei suoi limiti, e sulle sue spalle poggia il fardello di un passato recente dal peso non indifferente. La sua storyline è ben scritta e strutturata perché le permette di compiere un percorso verso la guarigione attraverso un nuovo scopo, nuove motivazioni, nuovi obiettivi da raggiungere. Le sue reazioni alle situazioni che vive sono realistiche e tutte le sue azioni sono coerenti con il suo personaggio, che è profondamente buono e sensibile nei confronti di chi la circonda.

Entrambe le storyline si sviluppano seguendo un ritmo molto lento ed è difficile fare predizioni su dove vogliano portare fino a tre/quarti del libro. Ho preferito la storyline di Nina rispetto a quella di Nikolai e Zoya sia per una questione di gusti personali (amo profondamente il personaggio di Nina) sia perché poggia su delle basi più solide e coerenti, anche se in questo primo volume sembra essere totalmente distaccata da quelli che dovrebbero essere gli avvenimenti principali. La storyline di Nikolai e Zoya vive di scelte che si rivelano fallimentari fin dall’inizio, in contrasto con la loro caratterizzazione — in quanto condividono la caratteristica di non fidarsi mai di nessuno e di avere sempre un secondo fine — e che servono unicamente per portare al finale del libro.

Il primo punto critico di King of Scars, e fonte della mia grande delusione, è che si tratta di un libro che perde di vista ciò di cui dovrebbe raccontare, in cui sostanzialmente non succede nulla e in cui la trama è funzionale per il finale. Per assurdo ci si ritrova a leggere una duologia su di un personaggio — Nikolai — che viene continuamente perso di vista, di cui non si valorizzano i punti forti e le cui insicurezze, riferite sia alla sua interiorità di personaggio sia al ruolo che ricopre, non vengono affrontate come si dovrebbe.

Il secondo punto critico, e fonte di altra delusione, è che la Bardugo aveva un sacco di materiale da utilizzare per costruire la sua storia, come gli intrighi politici all’interno e al di fuori di Ravka e la particolare situazione di Nikolai, questioni molto, molto interessanti che decide di mettere in secondo piano, quasi accantonare (almeno in questo primo volume), per prendere una direzione diversa il cui esito non lascia sicuramente indifferenti. La parte dedicata alla politica risulta estremamente semplificata, quasi abbozzata, quando invece sarebbe stata la linea giusta su cui proseguire per raccontare davvero qualcosa in cinquecento pagine.

King of Scars è un libro di introduzione che di per sé non ha significato se non viene letto con il suo seguito, abbastanza assurdo visto che si tratta di una duologia, e che poggia sulle due serie precedenti senza aggiungere nulla di nuovo.

La storia è molto debole e ripetitiva e si sviluppa facendo continuamente riferimento agli avvenimenti del passato, configurandosi più come la prosecuzione naturale di Ruin & Rising che come l’inizio di una nuova serie ambientata all’interno dello stesso universo che presenta nuove dinamiche e in cui si affrontano nuove problematiche. Ciò non significa che doveva necessariamente avere una sua autonomia come Six of Crows, ma gli avvenimenti in questo libro non sono comunque sufficienti e decisivi per giustificarne la lunghezza. Le differenze tra la situazione di partenza e la conclusione sono minime, e sempre a partire da quei famosi tre/quarti diventa palese che tutto è stato orchestrato per essere funzionale alla conclusione.

Riassumendo: King of Scars è un buon libro che si lascia leggere con entusiasmo e trasporto ma non è privo di difetti e assume significato solo alla luce di cosa accadrà nel secondo e ultimo volume della serie.

— INIZIO SPOILER
  • I santi: Tutta la parte ambientata nel luogo in cui sono relegati i santi la reputo abbastanza ridicola e a tratti trash. Inizialmente mi stava anche piacendo molto perché la stavo leggendo come un’occasione per approfondire la storia religiosa e la mitologia del Grishaverse ma anche in questo caso, andando avanti, diventa chiaro che serve solo per il grande colpo di scena e per ribaltare il sistema magico;
  • La religione: Il culto del Darkling introdotto nella storia come reazione di una parte della popolazione a conclusione della guerra è un altro argomento interessantissimo che porta a riflettere sulla rappresentazione del potere, sulla tirannia e sul lascito di un personaggio negativo carismatico e autoritario in campo politico. Purtroppo, anche in questo caso, lo spazio dato al tema è poco e sviluppato male;
  • Il Darkling: Il ritorno del Darkling porta con sé un quesito di fondamentale importanza: che ruolo avrà nella storia? La Bardugo ha tra le mani qualcosa di esplosivo, che potrebbe rivelarsi grandioso o una grandissima cavolata. È un finale molto rischioso perché porta a fare una serie di considerazioni: il Darkling avrà una seconda possibilità per redimersi o per riprendere i suoi piani? Nel primo caso, secondo me, verrebbe invalidato il suo personaggio, nel secondo si corre il rischio di ripetere Ruin & Rising e a questo punto di non offrire davvero nulla di nuovo al lettore. Il Darkling nella Grisha ha un ruolo ben definito: essere la controparte di Alina, composto da una parte umana, sensibile, e una parte malvagia, dittatoriale, che si influenzano a vicenda. Il suo personaggio ha un ottimo finale, coerente con la sua costruzione e il suo percorso, e riportarlo in vita, per di più in una serie dedicata a un altro personaggio, per me non ha senso, soprattutto alla luce del fatto che il materiale da utilizzare non mancava (PO-LI-TI-CA e CONFLITTO INTERIORE). Ma poi quanto è pensato male il suo ritorno? Elizaveta che confessa di aver conservato il suo corpo come una sardina sotto sale???;
  • Il ribaltamento del sistema magico: Insieme al ritorno del Darkling, è uno dei due elementi che mi ha turbato e che mi ha messo in grande difficoltà. Personalmente non penso che sia necessario che tutti abbiano la possibilità di poter sfruttare qualunque capacità, il sistema magico elaborato dalla Bardugo è interessante e forte perché ogni personaggio possiede il proprio potere e ha valore proprio per le sue capacità. L’unica che cambia potere è Nina, ma dietro c’è una spiegazione logica e coerente che comporta anche un sacrificio. Per tutti gli altri personaggi non è affatto necessario perché possiedono già una caratterizzazione molto forte e interessante, composta da una grande personalità e una profonda dimensione interiore;
  • Hanne: Hanne è uno dei nuovi personaggi introdotti dalla Bardugo in King of Scars, precisamente nella storyline di Nina. È una ragazza dalla storia personale abbastanza cliché ma comunque piacevole da leggere, ma sinceramente ho provato solo indifferenza nei suoi confronti. Ci sono le basi per supporre che possa essere il nuovo interesse amoroso di Nina e può starci, l’unico problema è che secondo me risulta troppo affrettato (che non vado pazza per lei è un altro discorso);
  • Isaak: La parte politica affrontata attraverso il personaggio di Isaak, e quindi anche Isaak stesso (che la Bardugo è riuscita a caratterizzare meravigliosamente in pochi paragrafi), come ho già scritto, è trattata con una semplicità e una noncuranza estreme. È un vero peccato perché, ripeto, secondo me la Bardugo avrebbe dovuto proseguire su questa linea.
FINE SPOILER —

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King of Scars di Leigh Bardugo
(Nikolai Duology #1)
Indigo - 29 Gennaio 2019 - 514 pagine - € 18,95 ca

Inedito in Italia.

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